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sabato 9 novembre 2019

Avvio all’esoterismo (parte decima): …e scendendo, ancora sui livelli dell’esoterismo - di Italo Zanchi


          Dopo l’approccio metodologico all’esoterismo, di cui s’è diffusamente trattato nel pezzo precedente della presente rubrica, qui, invece, ci si affaccia alla prima intuizione esoterica, quella connessa a Visioni istantanee di una Realtà, tanto evidente quanto non visibile dai nostri occhi analitici e meramente fisici. Chiunque, d’improvviso ed in maniera inusitata, può ottenere “esperienze di vetta” o “illuminazioni” istantanee, come “bagliori di una lama” (dal Maestro G. Curci, Bari). E’ possibile che ciò accada in momenti di particolare concentrazione, di astrazione dal proprio Io e dal mondo circostante, causa sì di stress o di sofferenze, ma anche di frangenti di appagamento, felicità. Questi attimi possono modificare il corso delle esistenze, perché capaci di trasformare la mente di quanti li vive. Tuttavia, non poche volte, essi non producono alcunché, laddove non vengano riconosciuti, e così, restando incompresi, il soggetto li dimentica e quindi manca una sua possibilità di tesaurizzazione. Spesso, queste esperienze non sono ricercate e volute, ma si presentano nella propria vita in maniera casuale, e se vissute da persone che non hanno la Ricerca Profonda come propria intenzione conscia, è molto probabile che vadano ignorate dal soggetto. Qui vengono in mente le “margaritas ante porcos”, laddove le “perle” sono le visioni superiori, mentre i “porci” sono quanti ne abbiano esperienza ascrivendola a momentanee bizzarrie, se non défaillances della propria mente. Se invece queste “perle” vengono riconosciute come tali, e ci si sforza di tenerle con sé e approfondire il loro valore, ecco che si può procedere verso la sperimentazione delle capacità di conoscenza della mente. Può anche accadere che l’esperienza non venga compresa, ma venga accantonata per essere poi ricordata e considerata in un’altra fase della vita, più propizia.
            Ma, prima di procedere nel pennellare su questi “bagliori di lama”, occorre dar conto anche della ricerca intenzionale di risposte a interrogativi da parte della persona insoddisfatta o angosciata da un mondo che gli appare privo di senso esistenziale. La carta dei Tarocchi dove antichi iniziati rappresentarono questo stato, raffigura il viandante il cui calcagno viene morso da un cane: questo morso, questo travaglio interiore, spinge l’uomo ad abbandonare i paradigmi illusori della mondanità per muovere alla ricerca della Verità, di qualcosa di più “solido”. E così, letture, meditazioni, esperienze, possono condurre alla percezione di un bagliore che costituisca punto di svolta e, dunque, di inizio di risalita o di ascesa. Questo stadio della ricerca è molto presente nelle narrazioni/raffigurazioni esoteriche. Esso è connotato dalla melanconia, sempre presente nelle fasi iniziali della Ricerca, nella quale si incontra l’abisso e dove occorre vincere la paura di osservarlo, per verificare la veridicità del nulla, e discernendo così sui motivi profondi dell’angoscia. E’ l’opera al nero dell’alchimia, il Saturno degli astrologi, la “Melancolia” del Duhrer con l’angelo seduto e meditabondo (v., F.A. Yates, “Cabbala e occultismo nell’età elisabettiana”, Einaudi, 2002); in psicoanalisi, “è attraverso la depressione che entriamo nelle profondità, e nelle profondità troviamo l’anima” (Hillman, “Re-visione della psicologia”, Adelphi, 1983; “Fuochi blu”, Adelphi, 2010 ).
            Allo stesso modo, per esperienze di vita o convinzioni, oppure studi, si può affrontare un cammino di decostruzione personale, apofatico, cioè di progressiva negazione, eliminazione di tutti gli attributi costituenti la propria “persona” (maschera, apparenza) fino alle proprie facoltà e al pensiero stesso, per nullificarsi e sperimentarne lo Stato, il Nulla. Si constata che questi percorsi vengono affrontati in tempi e luoghi diversi e lontani, e in cornici culturali e religiose diverse: ad esempio, i Sufi o l’esoterismo islamico (G. Giuliano, “L’immagine del tempo in Henry Corbin”, Mimesis, 2009), così come alcuni santi cristiani (San Giovanni della Croce, “La notte oscura”, Gribaudi, 2007).     
            Ma, attenzione, la marcia di avvicinamento è pericolosa! Siamo, infatti, circondati e allo stesso tempo anche intimamente penetrati da forze immani: è un universo, una natura minerale, vegetale e animale, un’umanità intera che gravano su ciascuno dei “viaggiatori”. E’ tutto questo un immenso groviglio in continuo intrecciarsi, nel quale ciascuno è avviluppato e del quale, pure fa parte. Fortunatamente, nella vita comune, l’individuo possiede armi di difesa potentissime: coscienza e raziocinio; la prima, per distaccarsi psicologicamente dalle forze circostanti e interiori; la seconda per approntare un ordine nel quale potersi muovere con sicurezza secondo canoni noti. E’ come erigere un perimetro intorno a sé, dal quale tenere lontani i mostri e all’interno del quale muoversi con relativa sicurezza; come il cerchio tracciato dal Mago intorno a sé prima dell’operazione da compiere. Ora, andando oltre il Mago, ci si libera dalla paura e ci si spoglia delle armi per varcare il perimetro, ma qui si può essere assaliti dal Kaos, l’Immane Groviglio, e allora occorre grandissima forza (nella mitologia, Ercole; nella Bibbia –I Profeti minori-, Giona inghiottito da “un gran pesce”). Varcata la soglia, la volontà e la certezza dell’intensione non devono vacillare; diversamente, la visione del Kaos sarà terrificante, la mente (meus ens) ne sarà sconvolta, la missione fallisce.  
Per affrontare questi “viaggi” occorre fede? Forse, no! Probabilmente occorrono fortissimi desiderio e volontà di andare a vedere cosa c’è oltre il nostro recinto mentale. Il connubio di desiderio e volontà, forse, è Amore, Amore per la Verità, ontologicamente connaturato alla purezza. Ecco, per affrontare certi viaggi, trasformarli in pellegrinaggi, per vincere la paura e raggiungere il successo nell’impresa, occorre la purificazione: gli Esseni, a Qumran, avevano vasche per i lavacri; i fedeli islamici, prima di entrare nella Moschea o effettuare circumambulazioni intorno alla Ka’ba, purificano le membra con l’acqua; i cavalieri, prima di affrontare una tenzone o una battaglia eseguivano fumigazioni e lavacri; e molto altro, fino ai giorni nostri. Al di là di gesti, che oggi paiono simbolici, la sostanza consiste in un comportamento integrale -pensiero, parola, azione- fondato su sempre più approfonditi e vissuti valori, quali correttezza, lealtà, pratica del “neminem laedere”, fino alla bontà e alla simpatia (patire insieme). Oltre e altro rispetto, alla  positivistica “educazione alla legalità”.
Il segreto è questo: un animo puro! Nessun meccanismo comportamentale, nessuna pozione magica (le droghe contemporanee), nessuna disciplina fisica, conducono al risultato più elevato. Molte saranno le illusioni, anche forti, ma i patti col diavolo sono tragicamente deleteri. Il laboratorio dell’alchimista è l’Oratorio. Un detto iniziatico avverte: “Il Padreterno non si prende in giro”. Che il salto avvenga casualmente -in apparenza- o che i travagli della vita lo provochino oppure che venga ricercato –anche dolorosamente e pericolosamente- l’esito consiste nel ritrovamento del tesoro nascosto, nella scoperta dell’Essenza, del nucleo incorruttibile sul quale può erigersi saldamente la propria esistenza (“L’inno della perla” negli atti apocrifi dell’apostolo Tommaso, in H. Jonas, “Lo gnosticismo”, Ed. Internazionale, 1995). Ad ogni modo si sviluppa un’intelligenza diversa dal consueto, oltre il razionale, ma non irrazionale, visionaria appunto, nel senso della facoltà di vedere l’insieme delle cose, il paesaggio della Realtà nella sua più vera morfologia e consistenza. Visione, svincolata dalle complesse articolazioni e concatenazioni logico-razionali, propria di chi non vede e, nell’oscurità, analizza e deduce, per “farsi un’idea”, indirettamente, della realtà.
            Va da sé che vi sono altri gradini da salire per questo approccio all’esoterismo, ma li affronteremo con i prossimi appuntamenti di questa rubrica, se riterrete di riconoscere e condividere il percorso.
Italo Zanchi

1 commento:

  1. interessante articolo...come sarebbe bello che alcuni “bagliori di lama”, colpissero i nostri politici e li facessero riflettere e concentrarsi sulle cose serie!

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