Dopo l’approccio metodologico all’esoterismo, di cui
s’è diffusamente trattato nel pezzo precedente della presente rubrica, qui,
invece, ci si affaccia alla prima intuizione esoterica, quella connessa a Visioni
istantanee di una Realtà, tanto evidente quanto non visibile dai nostri occhi analitici
e meramente fisici. Chiunque, d’improvviso ed in maniera inusitata, può
ottenere “esperienze di vetta” o “illuminazioni” istantanee, come “bagliori di una lama” (dal Maestro G.
Curci, Bari). E’ possibile che ciò accada in momenti di particolare
concentrazione, di astrazione dal proprio Io e dal mondo circostante, causa sì di
stress o di sofferenze, ma anche di frangenti di appagamento, felicità. Questi
attimi possono modificare il corso delle esistenze, perché capaci di
trasformare la mente di quanti li vive. Tuttavia, non poche volte, essi non
producono alcunché, laddove non vengano riconosciuti, e così, restando
incompresi, il soggetto li dimentica e quindi manca una sua possibilità di
tesaurizzazione. Spesso, queste esperienze non sono ricercate e volute, ma si
presentano nella propria vita in maniera casuale, e se vissute da persone che
non hanno la Ricerca Profonda come propria intenzione conscia, è molto
probabile che vadano ignorate dal soggetto. Qui vengono in mente le “margaritas ante porcos”, laddove le “perle” sono le visioni superiori, mentre
i “porci” sono quanti ne abbiano
esperienza ascrivendola a momentanee bizzarrie, se non défaillances della propria mente. Se invece queste “perle” vengono riconosciute come tali, e
ci si sforza di tenerle con sé e approfondire il loro valore, ecco che si può
procedere verso la sperimentazione delle capacità di conoscenza della mente. Può
anche accadere che l’esperienza non venga compresa, ma venga accantonata per
essere poi ricordata e considerata in un’altra fase della vita, più propizia.
Ma,
prima di procedere nel pennellare su questi “bagliori di lama”, occorre dar conto anche della ricerca intenzionale
di risposte a interrogativi da parte della persona insoddisfatta o angosciata
da un mondo che gli appare privo di senso esistenziale. La carta dei Tarocchi dove
antichi iniziati rappresentarono questo stato, raffigura il viandante il cui
calcagno viene morso da un cane: questo morso, questo travaglio interiore,
spinge l’uomo ad abbandonare i paradigmi illusori della mondanità per muovere
alla ricerca della Verità, di qualcosa di più “solido”. E così, letture,
meditazioni, esperienze, possono condurre alla percezione di un bagliore che
costituisca punto di svolta e, dunque, di inizio di risalita o di ascesa.
Questo stadio della ricerca è molto presente nelle narrazioni/raffigurazioni
esoteriche. Esso è connotato dalla melanconia, sempre presente nelle fasi
iniziali della Ricerca, nella quale si incontra l’abisso e dove occorre vincere
la paura di osservarlo, per verificare la veridicità del nulla, e discernendo
così sui motivi profondi dell’angoscia. E’ l’opera al nero dell’alchimia, il
Saturno degli astrologi, la “Melancolia” del Duhrer con l’angelo seduto e
meditabondo (v., F.A. Yates, “Cabbala e occultismo nell’età elisabettiana”,
Einaudi, 2002); in psicoanalisi, “è
attraverso la depressione che entriamo nelle profondità, e nelle profondità
troviamo l’anima” (Hillman, “Re-visione della psicologia”, Adelphi, 1983; “Fuochi
blu”, Adelphi, 2010 ).
Allo
stesso modo, per esperienze di vita o convinzioni, oppure studi, si può
affrontare un cammino di decostruzione personale, apofatico, cioè di
progressiva negazione, eliminazione di tutti gli attributi costituenti la
propria “persona” (maschera, apparenza) fino alle proprie facoltà e al pensiero
stesso, per nullificarsi e sperimentarne lo Stato, il Nulla. Si constata che
questi percorsi vengono affrontati in tempi e luoghi diversi e lontani, e in
cornici culturali e religiose diverse: ad esempio, i Sufi o l’esoterismo
islamico (G. Giuliano, “L’immagine del tempo in Henry Corbin”, Mimesis, 2009),
così come alcuni santi cristiani (San Giovanni della Croce, “La notte oscura”,
Gribaudi, 2007).
Ma,
attenzione, la marcia di avvicinamento è pericolosa! Siamo, infatti, circondati
e allo stesso tempo anche intimamente penetrati da forze immani: è un universo,
una natura minerale, vegetale e animale, un’umanità intera che gravano su
ciascuno dei “viaggiatori”. E’ tutto questo un immenso groviglio in continuo
intrecciarsi, nel quale ciascuno è avviluppato e del quale, pure fa parte.
Fortunatamente, nella vita comune, l’individuo possiede armi di difesa
potentissime: coscienza e raziocinio; la prima, per distaccarsi
psicologicamente dalle forze circostanti e interiori; la seconda per approntare
un ordine nel quale potersi muovere con sicurezza secondo canoni noti. E’ come erigere
un perimetro intorno a sé, dal quale tenere lontani i mostri e all’interno del
quale muoversi con relativa sicurezza; come il cerchio tracciato dal Mago intorno
a sé prima dell’operazione da compiere. Ora, andando oltre il Mago, ci si libera
dalla paura e ci si spoglia delle armi per varcare il perimetro, ma qui si può
essere assaliti dal Kaos, l’Immane Groviglio, e allora occorre grandissima
forza (nella mitologia, Ercole; nella Bibbia –I Profeti minori-, Giona
inghiottito da “un gran pesce”). Varcata
la soglia, la volontà e la certezza dell’intensione non devono vacillare;
diversamente, la visione del Kaos sarà terrificante, la mente (meus ens) ne sarà sconvolta, la missione
fallisce.
Per affrontare questi “viaggi” occorre
fede? Forse, no! Probabilmente occorrono fortissimi desiderio e volontà di
andare a vedere cosa c’è oltre il nostro recinto mentale. Il connubio di
desiderio e volontà, forse, è Amore, Amore per la Verità, ontologicamente connaturato
alla purezza. Ecco, per affrontare certi viaggi, trasformarli in pellegrinaggi,
per vincere la paura e raggiungere il successo nell’impresa, occorre la purificazione:
gli Esseni, a Qumran, avevano vasche per i lavacri; i fedeli islamici, prima di
entrare nella Moschea o effettuare circumambulazioni intorno alla Ka’ba,
purificano le membra con l’acqua; i cavalieri, prima di affrontare una tenzone
o una battaglia eseguivano fumigazioni e lavacri; e molto altro, fino ai giorni
nostri. Al di là di gesti, che oggi paiono simbolici, la sostanza consiste in
un comportamento integrale -pensiero, parola, azione- fondato su sempre più
approfonditi e vissuti valori, quali correttezza, lealtà, pratica del “neminem laedere”, fino alla bontà e alla
simpatia (patire insieme). Oltre e altro rispetto, alla positivistica “educazione alla legalità”.
Il segreto è questo: un animo puro!
Nessun meccanismo comportamentale, nessuna pozione magica (le droghe
contemporanee), nessuna disciplina fisica, conducono al risultato più elevato. Molte
saranno le illusioni, anche forti, ma i patti col diavolo sono tragicamente
deleteri. Il laboratorio dell’alchimista è l’Oratorio. Un detto iniziatico
avverte: “Il Padreterno non si prende in
giro”. Che il salto avvenga casualmente -in apparenza- o che i travagli
della vita lo provochino oppure che venga ricercato –anche dolorosamente e
pericolosamente- l’esito consiste nel ritrovamento del tesoro nascosto, nella
scoperta dell’Essenza, del nucleo incorruttibile sul quale può erigersi
saldamente la propria esistenza (“L’inno della perla” negli atti apocrifi
dell’apostolo Tommaso, in H. Jonas, “Lo gnosticismo”, Ed. Internazionale,
1995). Ad ogni modo si sviluppa un’intelligenza diversa dal consueto, oltre il razionale,
ma non irrazionale, visionaria appunto, nel senso della facoltà di vedere
l’insieme delle cose, il paesaggio della Realtà nella sua più vera morfologia e
consistenza. Visione, svincolata dalle complesse articolazioni e concatenazioni
logico-razionali, propria di chi non vede e, nell’oscurità, analizza e deduce, per
“farsi un’idea”, indirettamente, della realtà.
Va da
sé che vi sono altri gradini da salire per questo approccio all’esoterismo, ma
li affronteremo con i prossimi appuntamenti di questa rubrica, se riterrete di
riconoscere e condividere il percorso.
Italo Zanchi
interessante articolo...come sarebbe bello che alcuni “bagliori di lama”, colpissero i nostri politici e li facessero riflettere e concentrarsi sulle cose serie!
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