Ma
da dove partire per redigere un bilancio della politica leccese nel 2019? Varie
sono le piste e i sentieri da esperire. A parer di chi scrive è un punto di
partenza interessante per la disamina delle dinamiche politiche leccesi di
quest’anno, quello attinente alle attività della Polizia Locale. Per il
cittadino comune l’analisi delle attività dei “vigili”, ovviamente ancorata ad
un metodo quasi esclusivamente visivo, si sostanzia nel fatto che il poliziotto
locale abbia come compito principale quello di stilare e redigere verbali. Li
si vede sempre intenti a scrivere sui loro “blocchetti”, poche le volte in cui
si registra un impegno in altre operazioni, alla vista ovviamente del comune
cittadino. Tutto questo dà vita alla considerazione ampiamente condivisa che al
Comune e al Sindaco interessino solo far cassa, quanto più possibile, adottando
anche tecniche con tolleranza zero. Se questo può essere vero, del pari è anche
vero che il cittadino leccese ama essere “spellato” dalla Polizia Locale, ha in
uggia cambiare le sue abitudini: preferisce pagare multe anche salate, ma non
riesce ad adottare e praticare un cambiamento. E’ questa un’incongruenza
sociale del conglomerato umano leccese, che pare non riesca a smobilizzarsi in
nessuna direzione, perdurando infatti da più di tre lustri. Ed ecco che il
tutto si sostanzia in un gioco noioso e sado-maso del leccese, dove i
poliziotti multano e il cittadino comune rimane fermo ed imperterrito nelle sue
abitudini e posizioni, totemiche e solari, direi.
E’ questo uno spaccato dal quale non
si può prescindere, anche perché tale atteggiamento si riverbera pure in
politica. Negli ultimi mesi, dopo la bagarre
elettorale, che trova i fondamenti nelle dinamiche degli ultimi due anni, tutto
è ritornato tranquillo, alla normalità, a parte qualche insignificante bizzarria,
ma nulla di speciale e rivoluzionario.
L’abbrivo alla vittoria e alla
conduzione oramai stabile della città da parte del centro-sinistra sono state date,
come ben si ricorderà, dal nostro caro Delli Noci, che ha messo in movimento un
travaso di forze politiche e di voti, dunque, che, sempre più consistente, da
destra passano a sinistra: pare che oramai tale movimento vada da sé, senza l’intervento
miracoloso di esperti e potentati. E tutto ciò perché il leccese medio ha in
uggia stare in una posizione politica senza potere. Ecco, il leccese medio ama
il potere, di qualunque colorazione ed impostazione esso sia, purché non
scalfisca la sua autostima, il suo senso di potenza. Insomma, è poco capace di
reale opposizione. Aggiungerei, che ha anche scarse attitudini al dialogo ed al
confronto. Per lui è importante mantenere la sua posizione, come nel caso delle
multe, al quale poc’anzi s’è accennato.
Da qui, dopo la tenzone legata al
passaggio di testimone dal centro-destra al centro-sinistra, che si è svolta
solo tra gli addetti ai lavori, tutto è ritornato nell’ambito del quotidiano,
nel fluire lento, tranquillo, e forse anche un po’ noioso, della vita politica.
Di fatto, non v’è stato un cambiamento epocale, se non nei colori e nei
personaggi. Ed anche le trattative per le prossime elezioni si svolgono come in
una tranquilla partita a poker di una domenica pomeriggio.
Certamente, Lecce è molto colta
nella prospettiva consumistica: sa tutto circa il consumo e i brand nonché tutti gli aspetti culturali
a questi legati, che associa ad una mirabile formazione classica o
classicheggiante. E in molti si chiedono se oltre il consumismo vi sia qualcosa
d’altro su cui intrattenersi. Una domanda a cui è difficile dare una risposta,
dal momento che Lecce è la città e il capoluogo più ricco di Puglia, e da qui
tra le città più ricche del meridione d’Italia. E in tale prospettiva sarà
difficile partorire un reale cambiamento, un nuovo assetto cittadino, un nuovo
modo di aggregarsi e convivere, un rinnovamento identitario, in definitiva. Non
se ne vedono i motivi e i perché, se non per un fatto di puro diletto……..
Verrebbe da dire: Lecce, l’eternità,
al di là della quale solo un’altra Civiltà potrà, forse, scalfire il suo
secolare, anzi, oramai millenario incedere.
Mauro
Ragosta
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