Ieri
sera, 21 settembre 2019, a Lecce, presso il Museo “Sigismondo Castromediano”,
la prima replica della nuova performance
e creazione di Salvatore Cosentino: Più
di 70, ma non li dimostra, ovvero “La storia dei principi fondamentali
della Costituzione italiana raccontata dall’arte figurativa di tutti i tempi”
come sottotitolo. E come al solito è sold out.
D’emblée va
evidenziato seccamente che, una cosa è certa: Cosentino non annoia! Ciò detto,
la nuova ed innovativa operazione performante del nostro giudice si sviluppa su
due piani, dove il primo spiega ed è funzionale al secondo. Nel dettaglio,
Cosentino, ieri sera, ha mostrato, forse, il suo vero volto di performer, dove lo specifico della
novità sta nella circostanza che nel commentare, spiegare e dissertare sui
primi dodici articoli della Costituzione italiana, si spinge in un monologo,
che questa volta si ammanta delle tonalità e della ritmica della
con-versazione, abbandonando, dunque, le vecchie formule più teatralizzate e
teatralizzanti a cui siamo abituati. Ed ecco che, il Nostro, partendo appunto dalla
lettura degli articoli della Costituzione, per ciascuno di essi costruisce
argomentazioni che ne chiarificano i significati, chiamando in causa, come in
un puzzle, la pittura di tutti i
tempi, ma anche puntualizzazioni storiografiche, sociologiche,
“politiche”, religiose, musicali, poetiche, letterarie e, a tratti, pure
esoteriche, spaziando dal presente al passato con estrema agilità. Anzi, riesce
a trovare delle circolarità tra passato e presente tanto care a Marc Bloch,
noto storiografo di metà Novecento che afferma, nel suo noto saggio Apologie puor l’Histoire ou Métier
d’historien, che non si può spiegare il passato se non si conosce il
presente e del pari non si può spiegare il presente se non si conosce il
passato.
Al di là di tutto ciò, se da un lato
il modo di raccontare di Cosentino è suadente, coinvolgente e -perché no?- anche molto affascinante, dall’altro questo colpisce
e chiama in causa, con la scusa della Costituzione, i principali snodi della
cultura umanistica, per quella parte della platea più esigente, che in ogni
caso si è palesata nel complesso di ottimo livello. Va da sé che, Più di 70, ma non li dimostra, è un
prodotto artistico per menti colte o che aspirano alle armonie e alle gioie che
offre la bella cultura, di cui Cosentino, oggi, può essere preso ad icona. E’
qui, poi, il differenziale del suo spettacolo, rispetto ad uno scenario che
offrono la cultura locale e nazionale, il quale, sovente, non è azzardato
affermare, si presenta molto più elementare, pop, semplice e semplicistico.
Ad ogni modo, non è cambiata,
invece, la metodologia di Cosentino con riferimento all’approccio e alla
disamina degli argomenti che sottopone al suo pubblico, che, ieri sera, lo ha
seguito per oltre un’ora e mezza con grande attenzione. Qui, egli intercetta
con perizia chirurgica e marca i paradossi e le contraddizioni che pregnano tutti gli
argomenti che sottopone alla platea, ed in definitiva, ieri, che riguardano gran parte del sistema
Italia, ma anche la cultura Occidentale, in una prospettiva più ampia. E così, il nostro Cosentino rimane ancora
fortemente agganciato ai valori prettamente illuministici e di esaltazione
della Ragione, scansando opportunamente tutto ciò che è postmoderno o
preilluministico. Ed in effetti, il suo dire non contempla, ad esempio,
l’irrazionalità, se non in un’accezione negativa e da bandire: insomma, un
disvalore. E seguendo questo filone, viene da chiedersi: ma Cosentino saprà amare?
Oppure, nasconde la sua arte d'amare?..........magari, per pudore? Tuttavia, egli
stesso sottolinea, nelle battute finali del suo spettacolo, che da Giudice di
fronte all’uomo comune da giudicare, il più delle volte, si trova in imbarazzo, perché
senza alcuna certezza scientificamente riscontrabile, ragionata e ragionevole.
Per concludere, una notazione va
fatta in favore del piccolo Francesco Saverio Cosentino -ha appena sette anni- coautore della spettacolo e probabilmente una
delle fiamme prime, impulsi originari delle creazioni di suo padre, Salvatore.
E’ fuor di dubbio, infatti, che una parte non indifferente della standing ovation finale di ieri sera
va proprio a lui.
Mauro
Ragosta
Nota:
siamo spiacenti, ma le uniche foto utili che si è riusciti a realizzare ieri sera sono
solo quelle qui pubblicate.
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