Con
questo “pezzo” Maison Ragosta avvia
una nuova rubrica, la decima per l'appunto, che mira a sottoporre ai suoi
lettori, che appaiono nel complesso particolarmente esigenti, le questioni
attinenti allo stile e al buongusto, non perché voglia sottolineare alcuni
precetti, al contrario questi, se lo si riterrà necessario, potranno essere
frutto di un’elaborazione personale, alla quale Maison Ragosta crede solo di
poter contribuire, in qualche modo, in maniera interessante, dedicando
periodicamente delle riflessioni.
Al riguardo, oggi, come in passato,
esiste un’ampia manualistica circa il bon
ton e la buona educazione, tutta centrata però sulla proposta di regole che
il lettore dovrebbe rispettare, al fine di rientrare in una vita “d’alto
livello”. E tuttavia, mentre i più datati di questi manuali si ispirano alle
prassi dell’aristocrazia e dell’alta borghesia, quelli più moderni si rifanno
ad una visione utilitaristica e funzionalistica dell’esistenza. Qui la
prospettiva, quella proposta appunto, appare, tuttavia, completamente diversa.
E così, la nostra angolazione conta
su una “filosofia” che vede, in prima battuta, la vita del soggetto che ha buongusto,
centrata e costruita all’insegna di un sostanziale equilibrio “interno-esterno”,
tra l’interiorizzazione delle emozioni, ad esempio, e la loro manifestazione
all’esterno. E da qui muove verso la ricerca della giusta distanza nelle relazioni.
E partendo da questi piccoli assunti che si costruiranno tutte le
considerazioni attinenti allo stile a al buongusto a mano a mano che si
tratteranno i vari argomenti. Perché quest’impostazione?
La vita d’oggi, dei tempi moderni appunto, è una vita
che “svuota”, è una vita “svuotante” che è eccessivamente proiettata all’esterno,
spiccatamente relazionale, sovrabbondante di titoli e titolame, fortemente
carrieristica e pirotecnica, che spinge in maniera arrogante al rampantismo, al
velocismo, al dinamismo, al presenzialismo oltre misura, pretendendosi che tali
caratteristiche siano sinonimo e rappresentative di una vita piena e appagante,
e dunque di grande charme.
Per quel che ci riguarda è questa una vita
sbilanciata, squilibrata, in definitiva disarmonica e priva dunque di qualsiasi
buongusto, stile e compostezza.
In tale quadro non si prenderà ad esempio ed
ispirazione l’uomo politico italiano, perché rientrante nella categoria del
ridicolo, sebbene circondato dallo stupefacente. Tale connotazione prende forma,
infatti, qualche decennio addietro, con l’elezione al Parlamento della nota
pornostar Cicciolina, e la parabola del ridicolo raggiunge il suo massimo
quando i Casalleggio, famiglia tra le più potenti d’Italia in ambito
finanziario e industriale, scrivono la più grossa opera teatral-politica a cui l’Umanità
abbia mai assistito, assumendo come attore principale per l’interpretazione
della pìece appunto, un noto attore
professionista, nella fattispecie un comico, e culminando, poi, lo spettacolo,
con uno stuart che diventa Capo del Governo italiano. Il tutto estremamente sorprendente
e allo stesso tempo decisamente carnevalesco. Per ritrovare un’operazione
simile nel corso della storia dell’umanità, bisogna risalire a Caligola, quando
nominò il proprio cavallo senatore.
Ma non si prenderanno ad esempio ed ispirazione
neanche i personaggi televisivi, benché pagatissimi e notissimi. Il mondo
televisivo oggi è come vedere una partita di calcio tra due squadre in serie
promozione nello stadio di San Siro. In altre parole, la televisione italiana
adotta tecnologie estremamente all’avanguardia e sofisticate, ma i personaggi che
la popolano sono nel complesso di basso profilo. Va detto al riguardo che i
tecnici che sovraintendono alla produzione, al contrario, sono tra i migliori
al mondo.
E così, sgombrato il campo di punti di riferimento molto
discutibili, si guarderà con particolare attenzione alle tendenze dell’understatment, a quelle filosofie
comportamentali dove il soggetto più che dichiararsi, ama farsi scoprire, ama
farsi cercare, a quelle persone, inoltre, capaci di avere le facoltà di
relazionarsi in maniera paritaria con il proprio interlocutore, qualunque esso
sia, senza sovrastare e senza farsi sovrastare nell’interrelazione.
Ed ecco che così si affronteranno i temi circa l’uso
del cellulare, la gestione del saluto, la stretta di mano, del come
comportarsi a tavola, nelle varie circostanze conviviali o d’affari, o in un
bar per il caffé, o in un salotto per il tè, del come comportarsi ed
organizzarsi, ancora, per il contenimento degli atteggiamenti di tipo velocistico
e dinamistico, che mettono in risalto solo l’incapacità di gestire la propria
vita in maniera sobria, equilibrata e, soprattutto, efficiente. Ma si tratterà
anche di abbigliamento, conversazione, autovetture, di come affrontare un
buffet negli eventi mondani, la gestione della titolistica, dell’apparire, e
via dicendo.
Mauro
Ragosta
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