Immanente
e assieme trascendente; presente e allo stesso tempo assente; distaccata eppure
piena di passione, entusiasmo. Insomma, Manuela c’è, ma è altrove….sempre!
Questa è la Del Coco, e questo trasuda -oserei dire, tracima- abbondante dalla
sua prima produzione letteraria, dal suo esordio libresco-librario nel mondo
della cultura leccese Un volume -edito, in giugno di quest’anno, da Claudio
Martino di Edizioni Esperidi- nel quale,
in ogni caso, è difficile cogliere questa sua dimensione non-dimensione, se non
ai lettori più raffinati, quelli che sanno intra-vedere, o meglio sarebbe dire,
respirare, o meglio ancora, percepire gli aromi che connotano le sequenze
narrative che la Del Coco propone e che con acume nasconde, dando così alla sua
opera orizzonti arcani, ma non misteriosi.
Di certo è donna singolare! Perché? Lei,
la Del Coco, di poco sotto i cinquanta, ha mitizzato e cultualizzato gli anni
’80: vive l’oggi in quel tempo, in quella Lecce! Non si è evoluta? Non è
cresciuta? E’ la prima ipotesi a cui viene da pensare, ma è un’ipotesi solo
illusoria e fuorviante. La De Coco, invece, vive il mito delle origini e si
modifica all’interno di questo mito. Quale? Ma quello delle origini della
Civiltà dei Consumi e dell’Opulenza, delle origini della Civiltà Contemporanea,
che ha preso l’avvio con la produzione della famosa Ford T nera nel 1923 e che
si è palesata a Lecce solo cinquanta anni dopo, negli anni ’80 appunto e che oggi è nel suo pieno.
In tale direzione, è una motorista, è
una rocchettara, ama David Bowie, ama il lusso e parimenti la negazione di
questo, i jeans logori, le atmosfere annoiate, il disorientamento come
atteggiamento e come rappresentazione non di sé, ma di una certa cultura,
elevata, come accennato, a mito. Sia ben chiaro, lei sa perfettamente cosa
vuole dalla vita! Ed in effetti, ha due splendidi bambini ed un solido
matrimonio. Insomma, Lei rappresenta, mitizza la Lecce degli anni ’80,
apparentemente stanca e scocciata, persa e spaesata, e allo stesso tempo che
ostenta una durezza e una forza, che ovviamente nasconde le tipiche fragilità
dei nostri tempi. E tutto questo con grande lucidità.
All’interno di questo quadro ho
realizzato i primi di questo mese le foto per Manuela. Anche lei con me è
docile e mi ha assecondato con grande puntualità e attenzione. Ed ecco che, ho
potuto realizzare degli scatti, che in sostanza, racchiudono le atmosfere di
quegli anni ’80 intrise dell’oggi, di cui Manuela ne è l’icona vivente.
Mauro
Ragosta
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