E
mentre gli italiani, in un moto ondivago, cercano il Salvatore -ora è il
momento di Salvini- i leccesi lentamente stanno costruendo, partendo da destra,
un nuovo percorso politico. E ciò, da un lato, attraverso il progressivo
abbattimento della storica classe dirigente della città, e dall’altro avviando
una ricerca, di nuovi schemi, nuovi paradigmi, nuove formule politiche, che
approderà ad una cultura più adeguata ai tempi moderni, alle nuove necessità di
Lecce e non solo.
A
Lecce hanno vinto veramente i radical
chic, con addosso ancora i residui di una cultura gramsciana fuori tempo e
antistorica, oppure questi sono stati lo strumento per innescare un nuovo
processo politico? L’ampio consenso sociale dei radical chic, rappresentati da Salvemini, è un consenso profondo,
fatto di convinzioni inattaccabili, o è stata una manovra per mandare a casa
definitivamente i vecchi dinosauri della destra leccese?
Certamente,
i Perrone, i Messuti -si è aggiunto pure, con lo sconcerto di tutti, Camilli-
danno l’idea di persone arcigne, di un pragmatismo insopportabile, con un
rampantismo oramai sbiadito, insomma fuori moda, in una città vocata alla
cultura, alla poesia, al turismo, e che per questo richiede nuove sensibilità,
un modus operandi più aggraziato, oltre che un approccio politicamente nuovo.
Tutto
fa pensare che nella destra leccese ci sia un fermento ctonio volto al
rinnovamento, che si è manifestato in un progressivo processo di ammutinamento.
Eh, sì, perché a ben osservare non solo non pochi politici di destra sono
passati dall’altra parte della barricata, ma anche il normale elettore di
destra senza funzionalità di sorta, ha preso le distanze dalla classe dirigente
destrorsa tradizionale.
E’
evidente che come nel 2017, una buona parte della governance di destra fu posta a riposo e poi in disarmo, anche oggi
un’altra fetta importante dei personaggi di destra è stata eliminata. Molti di
loro dovranno cambiare il loro campo di interessi e abbandonare la politica. Ad
alcuni è stato dato di proseguire ancora nell’esperienza, ma non per molto, e
già da oggi è evidente che dovranno cominciare a riprogrammare la loro esistenza.
E
mentre in Italia, con uno sguardo di lungo periodo, siamo allo sbando, a Lecce
ci si impegna per nuove impostazioni della politica, si ricercano nuove
formule. E ciò parte proprio da destra e dall’usura dei suoi schemi, oramai non
in linea con una società e un’economia che a Lecce sono cambiate profondamente
negli ultimi cinque anni.
Dopo
il primo cedimento del 2017, la destra ha tentato di avviare un mutamento di
rotta, un rinnovamento degli schemi politici, ma il processo non ha retto alle
ultime tensioni elettorali, interrompendosi prematuramente. D’altro canto le
nuove determinazioni erano troppo giovani………..
Forse,
questa ricerca, avviata nel 2018, riprenderà corpo, questa volta in un quadro,
non solo più stabile e prevedibile, ma anche ripulito e rigenerato di tutte
quelle vecchie componenti politicamente avariate.
Ci
sono davanti cinque anni, in cui da una parte Salvemini con molta probabilità
finirà di abbattere gli ultimi capisaldi della vecchia destra leccese, dall’altro,
nel silenzio, le nuove forze di destra collauderanno nuovi schemi, nuovi
paradigmi, che vedranno la luce e verranno verificati tra cinque anni.
Mauro Ragosta
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