Con questo pezzo si avvia l’analisi del processo di
concentrazione dei poteri in Italia, che prende corpo proprio con la Seconda
Repubblica e che, come si vedrà in seguito, assumerà caratteri e fisionomie
diverse, forse più spregiudicate, nella Terza Repubblica, dove la nota
sovranità del popolo, sancita nella Costituzione, viene progressivamente
contenuta e cambia profondamente i suoi contenuti.
In
tale prospettiva, qui analizzeremo il primo tratto in cui si avvia un
importante processo di focalizzazione del potere sotto il profilo politico, solo in seguito si analizzeranno gli altri poteri.
Sicché, va in questa sede premesso che, una delle più importanti regole del
gioco democratico, alla base della gestione del nostro Stato, è -e non potrebbe
non esserlo- la legge elettorale, ovvero il modo in cui i cittadini scelgono i propri
rappresentanti per la gestione della cosa pubblica. Con il termine stesso democrazia si intende, letteralmente,
«potere del popolo». Bene, questo significa, dunque, che i cittadini dovrebbero
essere messi nelle condizioni di eleggere direttamente e liberamente da chi
farsi rappresentare, senza influenze o ingegnerie di sorta.
Perché
questa premessa? Perché circa quindici anni fa, in Italia, si è riusciti a
pensare, e adottare, una legge elettorale peggiore di quella che regolava le
elezioni durante il Ventennio Fascista, in cui, per antonomasia, si insediò un
regime dittatoriale. Durante quel periodo, ca
va sans dire, fu stabilita, infatti, una lista di 409 candidati, da
sottoporre ai votanti, definiti secondo criteri di censo e di appartenenza al
partito fascista, la quale era diretta emanazione del Gran Consiglio del
Fascismo.
La
legge in questione e di cui in queste righe si tratterà, e che richiama per l’appunto
quella fascista, è la legge n. 270 del 2005, definita dallo stesso autore che
la stilò, il leghista Roberto Calderoli, “una porcata”, per poi passare alla storia
come Porcellum. Fu una legge voluta,
in realtà, dall’allora Primo Ministro italiano Silvio Berlusconi, che arrivò a
minacciare una crisi di governo, qualora non fosse stata votata e varato
quell’impianto legislativo ed elettivo. Ovviamente, in maniera supina, la
maggioranza forzista-leghista-missina e neo-democristiana approvò quella legge.
Ma l’opposizione, dal canto suo, si limitò ad una silenziosa e blanda azione di
protesta, che fu più una finta che tutto il resto.
Cosa
prevedeva quella legge elettorale, perché, financo il suo autore, la definisse
una porcata? Nelle premesse è stato sottolineato come sia necessario e
fondamentale in democrazia un sistema elettivo su base proporzionale e
rappresentativo delle scelte di ogni elettore. Il Porcellum effettivamente veniva definito, almeno sinteticamente,
una legge “proporzionale”. Accanto a tale termine, però, veniva associata la
dicitura “con premio di maggioranza”, ovvero l’aggiunta di un numero di
parlamentari tali da permettere alla coalizione vincente di raggiungere,
appunto, una maggioranza stabile per il governo del Paese. Insomma, era un
bonus di parlamentari concesso al vincitore delle elezioni, per consentirgli di
governare con più tranquillità o, come veniva detto, stabilità. Ed è qui che
Calderoli fece peggio di Giacomo Acerbo nel 1923: se la legge fascista
prevedeva la soglia del 25 per cento per poter ottenere quel premio
governabilità, nella legge del 2005, Calderoli e la maggioranza di cui sopra
non inserirono nessun limite minimo di voti per poter assegnare al vincente
quel premio.
Ma
fin qui il tutto appare ancora accettabile e condivisibile. A ciò però va
aggiunto -e qui sta il punto- che su un aspetto particolare il Porcellum copiò la legge Acerbo,
portando ad un accentramento vistoso e esasperato il potere politico: le liste
bloccate. È facile capire cosa si intenda. Con le liste bloccate, le segreterie
dei partiti potevano decidere la posizione in lista dei candidati proposti agli
elettori e questi ultimi avevano solo la possibilità di votare o non votale il
partito, ma mai decidere il candidato, che era eletto in base alla posizione in
lista, partendo dal primo e via dicendo. Con tale modalità di voto si eliminò
dunque la possibilità per l’elettore di votare il candidato che preferiva, che
invece era imposto dal partito. All’elettore, dunque, rimaneva solo la
possibilità di votare il partito, ma non il proprio rappresentante che veniva
deciso dai vertici del partito stesso.
Tutto
questo condusse ad una composizione del parlamento fatta di gente perfettamente
sconosciuta al popolo italiano, la quale tuttavia non aveva alcun potere, che
invece si concentrava nelle facoltà di pochissime persone, ovvero quelle che
governavano i partiti.
Insomma,
le segreterie dei vari partiti dell’arco parlamentare si trasformavano in tanti
Gran Consiglio del Fascismo e i capi di partito in tanti Mussolini, che
decidevano chi dovesse essere eletto e chi no, compatibilmente con i voti presi
durante la tornata elettorale. Da qui è facile intuire che tutta l’attività
parlamentare, nelle sue decisioni si spostò nelle stanze nelle segreterie dei
partiti e si avviò la stagione dei parlamentari-fantoccio.
Il
Porcellum ha regolato ben tre tornate
elettorali, prima di essere, finalmente, giudicata come incostituzionale nelle
parti fondamentali e qui analizzate, ovvero le elezioni del 2006, 2008 e 2013.
Solo nel gennaio del 2014, infatti, la Corte Costituzionale modificò la legge
con una sua sentenza, sebbene fosse stata sollecitata da più organi, non ultima
la Corte Suprema di Cassazione, nel porre una questione di legittimità
costituzionale. Che fosse incostituzionale nel premio di maggioranza senza
soglia e nelle liste bloccate era stato rilevato da tutti, anche dallo stesso
Calderoli nonché dall’allora presidente della Repubblica, che ratificò tale
legge, senza alcun tipo di notifica al Parlamento: erano tutti d’accordo? In
ogni caso, la modifica del Porcellum non
ha portato ad un sistema elettorale molto lontano da questo, ed anche oggi sono
le segreterie dei partiti che decidono in larga parte, al posto del cittadino sostituendosi
nelle sue scelte e determinazioni. Come, del pari, l’era del
parlamentare-fantoccio, avviatasi nel 2005, rimane viva ed estremamente
attuale.
Massimiliano Lorenzo
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